Cronistoria semiseria della mia prima (ebbene sì, nonostante pratichi l’orientamento da quasi 40 anni) esperienza in terra finnica.

Tutto parte dall’invito di Stefano Zonato, da 18 anni innamorato delle terre del nord al punto da “aver messo su casa” in riva a uno dei 188882 laghi a 700 km a nord di Helsinki, che si è aggiunto al pensionamento di Stefano. Morale: il regalo per il compleanno è stata l’iscrizione (+ volo) alla Kajanuu Rastivjjkko 2018!

Arriviamo con previsioni del tempo ottime(mai fidarsi!!!) ma una temperatura di 10 gradi (dieci): un freddo polare! E piove…  Ho addosso tutti gli indumenti del bagaglio e comincio a preoccuparmi. Per fortuna c’è la sauna, che gradisco a 360 gradi, bagno nel lago freddo compreso (è una sensazione di benessere assoluta). Però c’è un altro problema: qui la luce dura 24 ore al giorno (e la sera il lago diventa veramente “dorato” quando il sole riesce ad avere la meglio sulle nuvole) e solo con la mascherina “da aereo” riesco a rassegnarmi ad andare a dormire (sempre dopo mezzanotte, pur senza “movida”). E accendiamo il fuoco nel camino, mentre da Roma arrivano notizie di caldo torrido.

Dopo un “allenamento” noi tre soli sotto la pioggia (la sensazione di essere soli nel bosco sterminato, calpestando licheni croccanti e cacche di alce è a un tempo esaltante ed inquietante…), domenica cominciano le gare.

  • Si usa la Emit (una SiCard piatta, di forma asimmetrica, che io infilo sempre dalla parte sbagliata nella base…) con sopra una specie di “biglietto dell’autobus” incastrato in modo precario. I numeri di pettorale vengono scanditi nella lingua del luogo (per fortuna aggiungono anche il nome del concorrente, che però assomiglia solo vagamente al mio). Start. Stefano ci aveva spiegato un po’ il tipo di terreno, ma già ai primi passi capisco che le paludi e i mirtilli (non ancora maturi) non sono il mio habitat: è tutto piatto e “sporco” (devi mantenere la rotta, ma se non guardi per terra, inciampi), le lanterne sono poco visibili e i tracciati “tecnici”. Di correre non se ne parla. Mi sono portata da ti-leggere “il giorno più lungo”(mi sembrava un titolo adatto) e mi immedesimo in quei poveri paracadutisti americani e inglesi finiti nei territori allagati da Rommel ben lontani dal punto pianificato. Finisco sesta (ottima prestazione secondo il mio giudizio, dato che mio marito è “solo 22mo” e Zonato , causa “punzonatura errata” sparisce dalla classifica, lasciandoci soli a difendere il tricolore).

La seconda tappa è in una zona più movimentata e, un po’ perché ho capito la strategia “lungo la linea rossa”, un po’ per fortuna, mi classifico incredibilmente terza (sempre sesta in classifica generale). Gioisco e mi godo una gita sul lago a pesca di lucci (la cena bisogna pur meritarsela), senza sapere che la terza prova sarebbe stata sotto la pioggia e in mezzo alle paludi e che mi sarei persa su 5 dei 7 punti (doveva essere una “Middle”). Ad aggravare la situazione alla terza lanterna mi si stacca il “biglietto dell’autobus” di cui non ho capito il significato (e nessuno di quelli a cui chiedo se sia indispensabile capisce l’inglese o vuole rispondermi), così continuo con questo pezzetto di carta intriso di pioggia in mano e lo “riposiziono” ad ogni lanterna, perdendo tempo e sperando di non aver già fatto qualche madornale irregolarità (punto mancante?). Per fortuna non è così e all’arrivo mi sorridono:OH KO (il loro modo di dire OK). Scopro di essere comunque in buona compagnia: sia Stefano che le mie compagne di categoria hanno avuto difficoltà, perché “non sono arrivata ultima”…(e ho mantenuto la sesta posizione in classifica generale).

Ultima tappa: non piove, non fa più freddo (dire che è caldo è troppo generoso) e mi sento determinata a trovare le lanterne senza errori. Si affonda qualche volta fino al ginocchio nel fango (vabbè che la descrizione era “ruscello”…), ma la strategia paga e il ranking è clamoroso: seconda!!! Un nome italiano tra tanti “inen” e “anen” e “isto”! Risalgo di una posizione in classifica generale e mi colloco nella “Top five”. Ovviamente non premiata, guardo questi “animali da Orienteering” che salgono sul podio, questi splendidi bimbi impavidi nel fango, gli arrivi su cinque corridoi che si susseguono per ore e… comincio le vacanze!

Scritto da MEL

 

5 commenti su “Cronistoria semiseria della mia prima (ebbene sì, nonostante pratichi l’orientamento da quasi 40 anni) esperienza in terra finnica.”

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